16 aprile 2025
“Secondo l’Istat il 35% del territorio italiano è montano ma a ricevere i fondi per la montagna è più del 50% dei Comuni. Dunque è utile dirlo chiaramente: i fondi destinati alla montagna devono andare alla montagna e non essere indirizzati altrove, basta giochi di parole. Ci sono Comuni che con la montagna non hanno nulla a che vedere, penso a Roma, a Bologna, a Reggio Calabria solo per citarne alcuni. Altri canali serviranno per esempio per le aree interne, altri ancora per le altre zone di difficoltà, ma non è giusto che riceva i fondi della montagna ciò che montagna non è.
Questo provvedimento deve restituire prima di tutto una cosa che non ho mai sentito citare, la dignità a coloro che vivono in montagna. E’ doveroso ridare dignità alle terre alte e a chi le mantiene vive. Non possono esistere più, partendo proprio dalla montagna, i cittadini di serie A, di serie B, di serie C e anche oltre. Perché la montagna non è quello che c'è nel comune pensare, il posto dove andare a sciare d'inverno oppure a far le passeggiate d'estate, ma è quel posto dove vivere durante l'anno invece è dura, talmente dura che la gente se ne va e quindi noi dobbiamo da una parte contrastare lo spopolamento e dall'altro favorire il ritorno.
Come venire incontro a queste esigenze? Alcuni esempi sono stati citati, dagli incentivi alla sanità, all'istituzione, allo sviluppo economico e alle imprese. Io credo che qualcosa sia dimenticato di dire rispetto al discorso della famiglia, che per me è un punto fondamentale perché senza il nucleo familiare la montagna veramente muore completamente. Sono previsti inoltre bonus per la casa, per il lavoro agile, un bonus natalità che si potrà sommare a quello nazionale. Anche per la tutela dell’ambiente e la salvaguardia della biodiversità viene previsto molto.
A disposizione ci sono 200 milioni, che possono essere tanti o pochi, ma sono certamente molto di più rispetto a quanto stanziato da chi oggi si lamenta. Negli anni scorsi le risorse ammontavano a qualche milione, dal 2023 sono previsti oltre 200 milioni che vanno fatti rendere al massimo. Io dico che se avessi avuto di più, avrei fatto di più. Sicuramente non mi aspettavo che da parte di chi si colloca ideologicamente nel centro-sinistra mi venga invece indicato che io mi sono dimenticato di metterci anche le case di lusso oppure il recupero dei castelli medievali.
Ritengo che non siano più sufficienti i finanziamenti a pioggia, occorre un’azione di insieme che porti complessivamente una strategia dalla montagna ma a tutto tondo con tutti i servizi. Se invece si tratta di dare l'aiutino a un comune piuttosto che a un altro, non si va da nessuna parte.
Rispetto ai riferimenti a tutte le aree di disagio e di difficoltà, cioè le cosiddette aree interne, settimana scorsa la cabina di regia ha approvato il Piano strategico nazionale per le aree interne. Segnalo che per il periodo dal 2020 al 2027 sono stati stanziati 1,2 miliardi di cui solo 400 milioni di con previsione di spesa e ancor meno spesi. Ecco, non possiamo più permetterci di tenere i fondi nel cassetto. Ci sono 200 milioni per la montagna da far rendere al massimo, ci sono anche quelli delle aree interne da far rendere altrettanto al massimo”.
Queste alcune delle dichiarazioni principali del ministro Calderoli, nel corso della replica in Aula alla Camera sul ddl Montagna.
Video dell’intervento: https://www.facebook.com/share/v/1BQWMDtDz5/
(Testo a cura dell’Ufficio Stampa)