Fine vita, ministro Calderoli: “Legge nazionale atto di civiltà, necessario confronto trasversale o vulnus resterà”

13 maggio 2025

Si è svolta questa mattina su Rai Radio 1 un’intervista al Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, incentrata sul tema del fine vita dopo l’impugnazione della legge regionale della Toscana in merito. Di seguito, ecco un estratto delle dichiarazioni rilasciate dal ministro Calderoli nel corso della trasmissione.

 

- Sulle motivazioni dell’impugnativa:

“Ci sono due aspetti completamente diversi. Da una parte l'aspetto giuridico e costituzionale che ha portato l'impugnativa della legge della Regione Toscana, perché io ho avuto una richiesta da parte del Ministro della Giustizia, delle Riforme e della Salute in ordine all'impugnativa rilevando che il diritto alla vita, e in questo caso il diritto alla morte, rappresentano i principi primordiali dei livelli essenziali. Quindi come tali deve essere lo Stato a definirli e non la Regione. Poi c'è stata una sentenza che ha dichiarato non punibile chi aiuta al suicidio medicalmente assistito e ha sollecitato in diretta il Parlamento. Sono trascorsi sei anni”.

 

- Sulla necessità di una legge nazionale:

“Io sono assolutamente convinto della necessità e che sia un atto di civiltà avere una legge statale del Parlamento sul suicidio medicalmente assistito. Ritengo che l'intervento statale sia necessario e non demandabile alle singole regioni perché la tutela della salute è una materia concorrente, quindi la legislazione spetta alle Regioni, ma spetta allo Stato definire quelli che sono i principi fondamentali. Principi fondamentali che sono stati espressi da parte della Corte con quei quattro requisiti, ma che devono essere assolutamente declinati in maniera più puntuale.

Prendo l'esempio di quando è iniziata la mia attività parlamentare nel 1992, fu posta all'ordine del giorno una legge che si avvicinava molto anche per i profili etici a quella di cui si sta discutendo, che era la legge sull'accertamento e la certificazione della morte, che per la prima volta introdusse il concetto di morte cerebrale per consentire il prelievo di organi da persone in vita da un punto di vista fisiologico ma morte da un punto di vista cerebrale. Fu una proposta fatta dalla parlamentare della democrazia onorevole Borra nel 1992, nel 1993 divenne legge e devo dire che ebbe un ampio consenso trasversale indipendentemente da aspetti religiosi, etici e di libertà di coscienza. Non capisco perché quel percorso più possibile nel 1992-93 non si possa fare oggi”.

 

- Sulla polemica politica che coinvolge l’Autonomia Differenziata:

“Coloro che si oppongono all'autonomia differenziata poi sono i più forti sostenitori di queste iniziative legislative, quindi dovrebbero fare un po' i conti anche con loro stessi. Io francamente dico “autonomia sì” ma sulla base di criteri. Proprio partendo dalla irreversibilità della patologia, la intollerabilità di una sofferenza, è evidente che ci deve essere qualcuno che sia in grado di giudicare. Allora (nel 1992-93, ndr) noi abbiamo creato una commissione plurispecialistica con determinati requisiti temporali e strumentali per poter accertare tutte queste cose. Ora mancano completamente dei parametri di riferimento. Poi le leggi regionali potranno dare più corretta applicazione, secondo l'esigenza del posto, ma i principi fondamentali devono essere validi e identici per tutti”.

 

- Sulla necessità di un confronto politico trasversale:

“Io credo che questa legge abbia trovato tante difficoltà che hanno portato all'allungamento dei tempi, e io ringrazio il mio partito che ha dato libertà di coscienza rispetto a questa tematica, ma perché anche all'interno degli stessi partiti ci sono persone che le pensano in una maniera o nell'altra. Però se si continua così, io credo che ci ritroveremo tra cinque anni con lo stesso problema. Se il tema è stato posto, deve essere affrontato e mi auguro risolto. Io non sono dell'idea che una proposta di legge e di iniziativa governativa sia opportuna. Io sarei contrario a un'iniziativa governativa perché il governo non dovrebbe, credo, occuparsi di queste tematiche. Ci sono proposte di legge che sono già in Parlamento.

Quando si vuole fare una cosa, la si fa. La si è fatta allora, e ho dato l'esempio della morte cerebrale, e quindi anche in questo senso si può fare. Però bisogna realizzare questa volontà, e la volontà parte, che piaccia o non piaccia perché poi attraverso quelli che sono rappresentati in Parlamento, dai partiti politici. Che facciano chiarezza al loro interno, ci siano vertici di maggioranza e di opposizione per fare chiarezza sia nella maggioranza che nell'opposizione, dopodiché si deve trovare la sintesi obbligatoriamente intorno a un tavolo che può essere la capigruppo, in questo caso del Senato. Ma prima bisogna che emerga la reale volontà”.

 

Per riascoltare l’intervista completa: https://www.facebook.com/RobertoCalderoli/videos/1377262486843427

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