20 maggio 2025
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L’intervista
«È stato uno sbaglio grave. Le Regioni a statuto speciale hanno poteri differenti»
Calderoli: Autonomia, il via libera ai Lep è una rivoluzione
MARCO CREMONESI
VENEZIA. Arrabbiato ed estatico. Ieri Roberto Calderoli ha toccato entrambi i culmini. Il ministro per gli Affari regionali e le autonomie è arrabbiato perché il governo ha bocciato la legge di una Provincia autonoma come Trento, felice perché lo stesso Consiglio dei ministri ha approvato la legge delega sui Livelli essenziali di prestazioni (Lep), cuore dell’autonomia differenziata delle Regioni.
Un passo avanti e uno indietro?
«Veda lei. Io ieri ho semplicemente fatto presente che cosa significa bocciare la legge di una Regione autonoma e dunque il perché a mio avviso sia un grave errore».
Quando si è reso conto che l’aria era quella?
«Io ho sottolineato che prima del ministro Lollobrigida, che martedì scorso ha chiesto l’impugnativa, nessuno lo aveva fatto. Non la ministra Casellati, che giovedì — tenga presente che il Consiglio dei ministri avrebbe dovuto essere il giorno precedente — si è limitata a definirla opportuna. Ma anche il ministro dell’Interno, che è quello più rilevante per questa materia, non l’ha richiesta».
Gli alleati sostengono che impugnare la legge trentina era necessario per coerenza con la recente bocciatura della legge campana da parte della Corte costituzionale. Hanno torto?
«Io ne sono convinto. Perché la sentenza dice chiaramente che una cosa sono le Regioni a statuto ordinario con competenza concorrente, ma cosa diversa sono le Regioni autonome in cui le norme discendono da una norma di rango costituzionale».
Più in generale, gli alleati parlano di equità tra le regole di Regioni diverse.
«Io non so di quale equità si parli, dato che comunque i regimi regionali sono molto diversi. Ma queste differenze non soltanto nascono dalla storia e sono previste dalla Costituzione. Attenzione: sono previste anche dai trattati internazionali. In particolare, quello con l’Austria che nel 1992 sancì che con le regole concordate, la loro minoranza era tutelata».
Perché sostiene che i regimi tra le diverse regioni sono differenti?
«Semplicemente perché è così. Valle d’Aosta e Bolzano hanno il limite di tre mandati, la Sardegna non ha limiti. La Sicilia ha il limite di due, ma perché è stato introdotto con legge costituzionale nel 2001. Se il legislatore avesse voluto introdurlo per tutti, lo avrebbe fatto. E l’elettorato passivo? Per votare ed essere eletto in Trentino e Valle d’Aosta bisogna avere almeno un anno di residenza diversamente da tutto il resto dell’Italia, ma in Alto Adige gli anni diventano quattro. E se risiedi per qualche tempo altrove, al rientro gli anni di attesa sono sempre quattro. C’è poco da fare, siamo di fronte alle specialità degli Statuti autonomi».
Sarà almeno soddisfatto che il Cdm ha approvato la legge delega sui Lep…
«Certo. La legge delega ha qualcosa di rivoluzionario. Nessuno, in 24 anni, era mai arrivato alla definizione dei Livelli essenziali di prestazioni. Avevamo cercato di metterli nella legge sull’autonomia, ma la Consulta aveva obiettato che i principi allora erano troppo generali. Ora abbiamo stabilito questi principi, per tutte le 14 materie, partendo dalle prestazioni».
Che cosa significa?
«Stabilire quali sono le prestazioni a cui un cittadino ha diritto. Per intendersi: tutti parlano di diritti civili e sociali ma nessuno ha mai scritto quali prestazioni la Repubblica deve garantire per poterli realizzare. Per esempio: in quanti giorni un cittadino può attendere un documento o una licenza; o in quanto tempo una prestazione sanitaria. Così su istruzione, tutela e sicurezza sul lavoro. E su quella base, capire quali risorse occorrano: per ciascuna delle prestazioni saranno definite le prestazioni e i livelli essenziali, poi con dpcm si stabiliranno costi e fabbisogni standard, come previsto dalla Consulta. Posso aggiungere una cosa?».
Prego…
«I livelli essenziali non devono essere garantiti solo dalle Regioni. Penso che siano da definire per tutte le materie, perché soprattutto lo Stato deve garantirli e risponderne.
Se lo Stato pretende il rispetto delle liste di attesa con il rischio di commissariamento delle Regioni, qualcuno mi deve spiegare perché le Regioni oggi commissariate, Molise e Calabria, rappresentino il peggio rispetto alle liste di attesa e altri parametri».
Ora che cosa succede?
«Si porta in Parlamento la legge delega, la si approva e poi occorre fare di corsa i decreti legislativi. Entro la fine dell’anno dobbiamo avere i Lep, perché la scadenza successiva è cruciale: entro il marzo del 2026 il federalismo fiscale deve essere approvato, lo prevede la milestone del Pnrr, rischiamo di perdere la rata da 32,8 miliardi».